Mandate il vocabolario in rete
08.09.2004
di Brizigrafo
L'articolo sottostante è stato pubblicato con il titolo "La scuola con il computer" anche dal giornale La Provincia Pavese
Lo so che della scuola non frega niente a nessuno, però ci provo
Ballon d’essai come dicono i francesi. Iniziative per sondare le reazioni prima di lanciare proposte più consistenti riguardanti scuola e dintorni o bubbole estive? Cosa ne resterà in autunno vedremo.
Per il momento l’unica cosa tangibile è l’indicibile caos delle graduatorie dei docenti.
Elenchiamo quelle che hanno fatto maggiormente discutere. Libri di testo on-line con l’intento di prendere due piccioni con una fava: alleggerire gli zainetti scolastici e risparmiare sui costi di pubblicazione.
Bonus di millecinquecento euro per ogni neonato che i genitori potranno utilizzare al momento dell’ingresso del figlio nel mondo della scuola.
Classi per soli islamici.
Reclutamento diretto degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici e consigli d’istituto.
Da tempo si parla di una norma che fissi “il peso della cultura” trasportato quotidianamente negli zainetti scolastici.
Al dunque non se ne fa niente. Con il riaprirsi delle scuole frotte di ragazzini riprenderanno a caracollare pericolosamente su strade e bus sotto immani fardelli come se la qualità dell’apprendimento fosse direttamente proporzionale alla quantità dei libri trasportati.
Non so se ci siano prove scientifiche dei presunti danni fisiologici che taluni sostengono ne deriverebbero. Penso all’assurdità delle troppe ore trascorse in inconcepibili posture nella scomodità dei banchi scolastici come più probabile causa di rovine.
Tuttavia non può sfuggire l’irrazionalità di quel giornaliero trasporto eccezionale di materiali scolastici da casa a scuola e viceversa. Basterebbero armadietti personali come si vedono in televisione nelle scuole anglosassoni (e un po’ di buon senso nell’assegnazione dei “compiti a casa”) per risolvere il problema.
Ma da noi mancano sempre i fondi e soprattutto manca la mentalità di una scuola dove si “vive” veramente e non si sta soltanto seduti ad ascoltare fuggendo con tutte le masserizie appena si può.
Comunque da quando la Divina Commedia sta comodamente in un floppy e un’intera biblioteca in un CD a qualcuno avrebbe pur dovuto venire in mente che trasferire avanti e indietro tonnellate di dizionari e atlanti non ha senso.
Già, si dirà, ma, a parte la romantica suggestione della carta frusciante sotto le dita, per leggere i nuovi supporti ci vuole il computer!
Ineccepibile. Si sconta ancora una volta l’italica arretratezza informatica. In effetti con Internet e collegamenti efficienti tutto quanto occorre all’apprendimento potrebbe essere direttamente reperibile in rete.
Fantascienza? Per niente, è solo questione di struttura mentale. Del resto sarà pur vero che nelle nostre scuole mancano attrezzature informatiche, ma non è meno vero che anche quando ci sono vengono sottoutilizzate.
E i libri? Che fine faranno i libri? I libri rimarranno sempre e chi vorrà potrà farne l’uso di sempre. Ricordo esperienze didattiche dei primi anni novanta nelle quali i ragazzi i libri se li costruivano a scuola con computer e stampante (accadeva già prima e fin dai tempi del movimento di Celestine Freinet, anni ’20 del secolo scorso, ma era più complicato).
Inoltre avere biblioteche di classe aggiornate è cura di quegli insegnanti che hanno rifiutato la tradizionale adozione dei libri di testo unici e spesso obsoleti.
Insomma è tutta una questione d’applicazione di concezioni pedagogiche, qualcosa di cui si parla sempre meno non solo sulle pagine dei quotidiani – comprensibile non essendo i giornali il luogo adatto per discussioni specialistiche – ma anche, purtroppo, tra gli “addetti ai lavori” nelle scuole.
Talvolta problemi come computer si computer no, libri si libri no, zainetti pesanti zainetti leggeri, classi islamiche si classi islamiche no si rivelerebbero falsi problemi se ad occuparsene fossero insegnati competenti dal punto di vista pedagogico-didattico e psicologico.
Ciò che davvero dovrebbe interessare anche la così detta “utenza” (alunni e genitori, quelli che ormai alcuni chiamano “clienti”) è il certo risparmio di qualche centinaio di euro.
Il danno, è vero, sarebbe dell’editoria scolastica a basso costo ed alto profitto, ma lo Stato potrebbe benissimo convertire parte del risparmio in “buoni libro” per l’acquisto di testi diversi dai cloni presenti su ogni banco scolastico.
Di sicuro gli insegnanti e i genitori più attenti saranno interessati agli sviluppi delle autentiche e supercontestate novità della riforma quali l'istituzione del tutor, il tempo scuola con le mense e le tre o sei ore di «laboratori» (“facoltative” per le famiglie, ma “obbligatorie” per le scuole), i programmi nazionali, il portfolio delle competenze, l'accesso anticipato, l'insegnamento della seconda lingua straniera, il nuovo sistema di assunzioni dei docenti.
Sarà opportuno monitorarle con l’inizio dell’anno scolastico, per vedere cosa accadrà nelle singole realtà scolastiche.
di Brizigrafo
L'articolo sottostante è stato pubblicato con il titolo "La scuola con il computer" anche dal giornale La Provincia Pavese
Lo so che della scuola non frega niente a nessuno, però ci provo
Ballon d’essai come dicono i francesi. Iniziative per sondare le reazioni prima di lanciare proposte più consistenti riguardanti scuola e dintorni o bubbole estive? Cosa ne resterà in autunno vedremo.
Per il momento l’unica cosa tangibile è l’indicibile caos delle graduatorie dei docenti.
Elenchiamo quelle che hanno fatto maggiormente discutere. Libri di testo on-line con l’intento di prendere due piccioni con una fava: alleggerire gli zainetti scolastici e risparmiare sui costi di pubblicazione.
Bonus di millecinquecento euro per ogni neonato che i genitori potranno utilizzare al momento dell’ingresso del figlio nel mondo della scuola.
Classi per soli islamici.
Reclutamento diretto degli insegnanti da parte dei dirigenti scolastici e consigli d’istituto.
Da tempo si parla di una norma che fissi “il peso della cultura” trasportato quotidianamente negli zainetti scolastici.
Al dunque non se ne fa niente. Con il riaprirsi delle scuole frotte di ragazzini riprenderanno a caracollare pericolosamente su strade e bus sotto immani fardelli come se la qualità dell’apprendimento fosse direttamente proporzionale alla quantità dei libri trasportati.
Non so se ci siano prove scientifiche dei presunti danni fisiologici che taluni sostengono ne deriverebbero. Penso all’assurdità delle troppe ore trascorse in inconcepibili posture nella scomodità dei banchi scolastici come più probabile causa di rovine.
Tuttavia non può sfuggire l’irrazionalità di quel giornaliero trasporto eccezionale di materiali scolastici da casa a scuola e viceversa. Basterebbero armadietti personali come si vedono in televisione nelle scuole anglosassoni (e un po’ di buon senso nell’assegnazione dei “compiti a casa”) per risolvere il problema.
Ma da noi mancano sempre i fondi e soprattutto manca la mentalità di una scuola dove si “vive” veramente e non si sta soltanto seduti ad ascoltare fuggendo con tutte le masserizie appena si può.
Comunque da quando la Divina Commedia sta comodamente in un floppy e un’intera biblioteca in un CD a qualcuno avrebbe pur dovuto venire in mente che trasferire avanti e indietro tonnellate di dizionari e atlanti non ha senso.
Già, si dirà, ma, a parte la romantica suggestione della carta frusciante sotto le dita, per leggere i nuovi supporti ci vuole il computer!
Ineccepibile. Si sconta ancora una volta l’italica arretratezza informatica. In effetti con Internet e collegamenti efficienti tutto quanto occorre all’apprendimento potrebbe essere direttamente reperibile in rete.
Fantascienza? Per niente, è solo questione di struttura mentale. Del resto sarà pur vero che nelle nostre scuole mancano attrezzature informatiche, ma non è meno vero che anche quando ci sono vengono sottoutilizzate.
E i libri? Che fine faranno i libri? I libri rimarranno sempre e chi vorrà potrà farne l’uso di sempre. Ricordo esperienze didattiche dei primi anni novanta nelle quali i ragazzi i libri se li costruivano a scuola con computer e stampante (accadeva già prima e fin dai tempi del movimento di Celestine Freinet, anni ’20 del secolo scorso, ma era più complicato).
Inoltre avere biblioteche di classe aggiornate è cura di quegli insegnanti che hanno rifiutato la tradizionale adozione dei libri di testo unici e spesso obsoleti.
Insomma è tutta una questione d’applicazione di concezioni pedagogiche, qualcosa di cui si parla sempre meno non solo sulle pagine dei quotidiani – comprensibile non essendo i giornali il luogo adatto per discussioni specialistiche – ma anche, purtroppo, tra gli “addetti ai lavori” nelle scuole.
Talvolta problemi come computer si computer no, libri si libri no, zainetti pesanti zainetti leggeri, classi islamiche si classi islamiche no si rivelerebbero falsi problemi se ad occuparsene fossero insegnati competenti dal punto di vista pedagogico-didattico e psicologico.
Ciò che davvero dovrebbe interessare anche la così detta “utenza” (alunni e genitori, quelli che ormai alcuni chiamano “clienti”) è il certo risparmio di qualche centinaio di euro.
Il danno, è vero, sarebbe dell’editoria scolastica a basso costo ed alto profitto, ma lo Stato potrebbe benissimo convertire parte del risparmio in “buoni libro” per l’acquisto di testi diversi dai cloni presenti su ogni banco scolastico.
Di sicuro gli insegnanti e i genitori più attenti saranno interessati agli sviluppi delle autentiche e supercontestate novità della riforma quali l'istituzione del tutor, il tempo scuola con le mense e le tre o sei ore di «laboratori» (“facoltative” per le famiglie, ma “obbligatorie” per le scuole), i programmi nazionali, il portfolio delle competenze, l'accesso anticipato, l'insegnamento della seconda lingua straniera, il nuovo sistema di assunzioni dei docenti.
Sarà opportuno monitorarle con l’inizio dell’anno scolastico, per vedere cosa accadrà nelle singole realtà scolastiche.
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