23.1.05

Scuola, riforma solo sulla carta

"La Provincia Pavese" 14 settembre 2003

LA POLEMICA

«La riforma che non c'è». Così potrebbe essere ribattezzata la così detta "riforma Moratti".
A fine marzo è passata definitivamente la legge n. 53 con gran corollario di commenti. Ai primi di maggio sono uscite le prime bozze di "decreti attuativi" indispensabili per rendere la riforma operativa. Ma quelle bozze non sono mai diventati documenti definitivi perché all'interno del governo manca l'accordo per varare, almeno nella forma, una riforma sostanzialmente vuota di contenuti.
Siamo a settembre e, nella più assoluta incertezza, comincia un nuovo anno scolastico. In mancanza d'indicazioni tutto procede come prima. Poco male per l'inglese e l'informatica.
In realtà molte scuole elementari, almeno qui a Pavia, già da anni hanno inserito queste due "i" a partire dalle prime classi e, spesso, anche con un numero di ore superiori a quello indicato dalla riforma.
Maggiori le incertezze per il maestro tutor che nei primi tre anni dovrebbe restare nella sua classe dalle 18 alle 21 ore settimanali e per il quale il dirigente scolastico dovrebbe "garantire condizioni di continuità didattica". In altre parole per il tutor si prevede l'onore e l'onere di rimanere per almeno tre anni con i suoi alunni per un gran numero di ore occupandosi delle materie principali, tenere i rapporti con i genitori e coordinare tutto l'andamento didattico della classe. Questo "maestro prevalente", piace decisamente a pochi. Sembra un ritorno al maestro unico e crea disparità tra colleghi che si occupano di attività diverse. Partirà? Difficile visto il silenzio ministeriale al proposito.
Vediamo gli orari scolastici. Nella riforma per la scuola primaria - ex elementari - sono previste 27 ore a settimana. Ci sono poi 99 ore annue facoltative, pari a tre ore settimanali, per l'arricchimento dell'offerta formativa, tenendo conto delle richieste delle famiglie (canto, musica, attività espressive, sostegno agli alunni extracomunitari). Totale 30 ore a settimana, escluso il tempo della mensa. Nella secondaria inferiore, ex media - i termini "elementari" e "medie" sono definitivamente abrogati - il tempo scuola facoltativo è di 198 ore annue, ovvero sei ore a settimana, per un totale di 33 ore, sempre esclusa la mensa. Si tratta di una sensibile riduzione d'orario rispetto al tempo pieno che, verosimilmente, nei prossimi anni andrà ad esaurimento. Ne faranno le spese insegnanti, alunni e genitori. Anche qui per il momento tutto resta nel vago.
Ancora: la riforma prevedeva che in quelle scuole dove mancavano «specifiche professionalità» per garantire attività ed insegnamenti facoltativi, si ricorresse alla stipulazione di contratti con esperti esterni, nei limiti delle disponibilità di bilancio. Poiché ogni scuola è libera nelle sue scelte grazie all'autonomia scolastica, in mancanza di regole condivise, non mancheranno le disparità.
Poco male anche in questo caso, sennonché inevitabilmente gli istituti con maggiori potenzialità economiche diventeranno nel tempo scuole privilegiate. Non è un caso, infatti, se già si sente che in alcuna realtà scolastica si chiedono integrazioni economiche alle famiglie e, là dove i genitori sono più disponibili perché più facoltosi, si potranno così avviare iniziative altrove impossibili.
Sull'onda degli euro non può mancare la considerazione che mentre le istituzioni pubbliche si dibattono comunque in crescenti difficoltà economiche la scuola privata riceve nuovi contributi, questi sì a tambur battente. Senza entrare in polemiche ideologiche pare evidente, come giustamente annota Marco Lodoli in un articolo sulla Repubblica, che con quel gruzzolo dato indipendentemente dalle condizioni economiche a chi iscrive i propri figli alle istituzioni private, queste ultime "potranno rifare le poltroncine del teatro o il sistema di depurazione della piscina" con buona pace delle necessità primarie delle scuole pubbliche.
Insomma pare che oltre alla discutibile anticipazione delle iscrizioni per i più piccoli e il rischio d'espulsione anticipata dei quattordicenni dal sistema educativo, poco funzioni della tanto decantata riforma, se non quello che sembra stare più a cuore ai nostri governanti.
Molto altro si potrebbe scrivere al proposito circa le modifiche sugli esami, gli otto indirizzi dei nuovi licei, la formazione professionale e gli stage lavorativi, il ruolo delle Regioni, la valutazione biennale e i voti in condotta, la formazione in servizio degli insegnanti e la copertura finanziaria del tutto. Ci sarebbe di che annoiare chiunque. Meglio fermarsi qui.
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