23.1.05

Scuola, una questione di tagli

"La Provincia Pavese" 26 marzo 2004

La riforma della Moratti. Ecco che cosa sta accadendo

La riforma Brichetto Arnaboldi in Moratti si è faticosamente messa in moto, ma... a che gioco giochiamo? La bozza sugli organici per l’anno scolastico 2004-2005, stilata dal Ministero e presentata ai sindacati prevede, su scala nazionale, l’istituzione di 219 nuovi posti per la scuola dell’infanzia. Il resto sono tagli: 2.203 posti in meno per la primaria (ex elementare), 591 cattedre in meno per la secondaria di primo grado (ex media), 2.900 posti, sempre in meno, per la secondaria superiore. Anche il sostegno agli alunni handicappati subisce una riduzione di 800 posti.
Se queste sono le intenzioni, nero su bianco, c’è da chiedersi con che coraggio si propaganda l’assunzione di nuovi insegnanti. Il turnover verrà coperto sostanzialmente dall’assunzione in pianta stabile degli insegnanti di religione mentre i circa centomila precari che si aggirano per le scuole italiane - altrimenti non funzionerebbero - hanno poco da stare allegri.
Vediamo nel dettaglio.
Scuole d’infanzia: è evidente che duecentodiciannove nuovi insegnanti non potranno garantire l’ingresso anticipato all’ex scuola materna come prevede la riforma.
Primaria (ex elementare): non solo non ci potrà ragionevolmente essere ingresso anticipato, ma si andrà inesorabilmente, verso una riduzione secca, ancorché graduale, dell’orario scolastico, perfettamente in linea con l’abolizione del tempo pieno. Per la gradualità del resto si dovranno ringraziare - oltre alle beghe intergovernative che hanno fatto recedere il ministro, ma soltanto per il prossimo anno, dall’intenzione di modificare gli organici delle singole scuole - i docenti che, come già in passato, si esibiranno in più o meno graditi salti mortali, in nome dell’autonomia, nel tentativo di offrire un servizio simile, per estensione oraria, a quello degli anni precedenti.

Informatica e inglese

Per quanto concerne le famose «i» (informatica inglese impresa) si rende obbligatoria un’ora d’inglese alla settimana, peccato però che in molte realtà in passato se ne facessero tre. Anche l’informatica, c’era già e da parecchio tempo: trovava comodo spazio nei precedenti orari dilatati. Adesso con solo 27 ore obbligatorie settimanali, delle quali due di religione, una congrua collocazione non sarà semplice. In quanto all’impresa. la vera impresa sarà garantire, ancora per poco, la precedente offerta formativa.
Secondaria di primo grado (ex media): si comprime l’orario e tutte le discipline subiscono un ridimensionamento con conseguente ricaduta negativa sulla condizione dei docenti interessati, ma che fine faranno gli insegnanti d’educazione tecnica (che non s’identifica con l’informatica) è un bel mistero, a parte l’occuparsi dei recuperati «principi di economia domestica» in equa sostituzione della scomparsa «storia antica» (ché se ne fa fin troppa alla «primaria»)!
Anche gli insegnanti d’inglese che avrebbero potuto ben sperare in una espansione d’orario legata alla loro «i», si sono visti invece dimezzate le ore. Già perché si passerà da 99 a 54 l’anno, poco più di un’ora e mezza alla settimana contro le tre attuali! Il sottosegretario all’Istruzione Valentina Aprea ha dovuto ammetterlo, arrampicandosi poi sui vetri per dimostrare che, siccome un’ora è diventata obbligatoria nella primaria, alla fine se ne farà di più. Conti alla mano, s’è visto che non è vero. Per altro, a detta di tutti gli esperti, anche tre ore settimanali sono una quota insufficiente per l’efficace studio di una lingua straniera!

Arrivano le scadenze

Secondaria superiore: incombono le scadenze. In questi giorni le scuole superiori devono trasmettere i dati sulla formazione delle classi e sugli organici dei docenti per il prossimo anno scolastico. Tassativamente le classi devono avere fino a 30 alunni e non meno di 25. Con questi numeri è facile capire che la qualità dell’insegnamento continuerà ad essere quella che è se non peggio. Ogni buon insegnante sa quanto sia importante il rapporto studente-docente nell’apprendimento. Si badi bene non soltanto quando ci sono studenti in difficoltà, che in una classe di 30 alunni vengono inevitabilmente lasciati a se stessi e, ben che vada, consegnati alla «formazione professionale», ma per tutti. Anche chi merita viene limitato in una scuola povera di opportunità e di sinergie con i docenti. Cose risapute che hanno reso e continueranno a rendere le nostre superiori scuole pedagogicamente inadeguate, scuole dove per mesi i docenti non riescono neppure a focalizzare i volti dei propri studenti collegandoli ad un nome.
Per risparmiare, si continua a tagliare e ridurre ovviamente continuando a riempirsi la bocca con l’importanza strategica per la nazione del sistema dell’istruzione. Di fatto, il trend negativo viene scaricato sui gradi di scuola inferiori che godevano di maggiore riconoscimento internazionale grazie a diversi rapporti numerici, un tempo scuola prolungato e migliore attenzione alla pedagogia applicata alla didattica. Proprio una indagine dell’Ocse sul profilo culturale della popolazione di quindici anni (2000) ed una della associazione Iea sulla capacità di lettura dopo quattro anni di scuola (2001), mettono in luce quanto la scuola italiana sia stata socialmente più imparziale nello spalmare i risultati sull’intera popolazione scolastica di quella di altri Paesi, come l’Inghilterra o gli Stati Uniti, in cui le differenze fra le prestazioni migliori e quelli peggiori risultano molto più marcate.
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