8.3.07

Pavia, sfida tra licei? Una spia della crisi

Mi sembra una follia tanto la richiesta da parte di una scuola di dirottare altrove alunni “difficili” quanto l’intenzione da parte di un’altra scuola di dare accesso soltanto ad alunni “eccellenti”. Intendiamoci. Comprendo benissimo le ragioni sia dell’una che dell’altra. Niente di nuovo sotto il sole. Da sempre gli istituti professionali raccolgono gli studenti definiti di serie B mentre ai licei accedono i presunti studenti di serie A. La divisione avviene in maniera pressoché spontanea anche se, scavando sotto, resta evidente la natura di “classe” del fenomeno. Classe. Parolaccia bandita di questi tempi. Sconfitta e numericamente ridotta - almeno alle nostre latitudini - quella operaia, la tendenza è ritenere inesistente la distinzione di classe. Ammesso e non concesso che così sia, persistono comunque le categorie sociali con relative differenze culturali. Anzi, se possibile, il divario tra ceti si è accentuato e non soltanto quello di carattere economico. Quindi le opportunità d’istruzione non sono uguali per tutti. La novità semmai è la ratifica pubblica di quanto tutti sanno ed ipocritamente fingono d’ignorare. Il proclamato, sacrosanto diritto di ogni giovane ad un medesimo, ed elevato, livello d’istruzione è scritto sulla sabbia. Nella realtà ognuno tira l’acqua al suo mulino, fregandosene dell’altro, con buona pace delle dichiarazioni di principio. Altresì il contrasto Taramelli-Copernico resta una bega tra prime donne. Sia nell’uno che nell’altro istituto ciò che non fa la selezione a priori lo fa quella a posteriori e rimane il fatto che, insieme al liceo classico, si spartiscono il grosso della “crema” studentesca di Pavia e dintorni. Ognuno vuole eccellere ed ognuno ambisce in partenza a studenti sempre migliori. È uno dei portati di quel clima “aziendale” retaggio della paventata riforma Moratti. L’interesse individuale è sempre anteposto a quello collettivo. Ma c’è dell’altro. È il bravo studente a fare il bravo insegnante, raramente avviene il contrario. Ora ci sarebbe da chiedersi se questi licei che si contendono la palma dei migliori lo siano davvero per la qualità dell’insegnamento. Mi permetto di dubitarne ben sapendo di suscitare la protesta dei più. Cerchiamo di capirci. Non è la competenza degli insegnati che pongo in dubbio. Ce ne sono, come sempre ce ne sono stati, di buoni e di cattivi, in ogni scuola ed in ogni ordine di scuole. Il livello di una istituzione scolastica non è dato esclusivamente dal corpo docente, ma anche da quello che vi si insegna e dal come si insegna. Purtroppo le nostre scuole superiori sono vecchie nella concezione, superate nei programmi, carenti non soltanto strutturalmente. Inoltre l’età media dei professori è la più elevata d’Europa e pure questo pesa. Probabilmente, però, il punto più dolente nel sistema dell’educazione superiore sta nella difficoltà ad elaborare un corretto rapporto docenti-discenti, conseguenza dell’inadeguata preparazione didattico-pedagogica degli insegnanti. Non stupisce dunque che si cerchi di superare il disagio accaparrandosi gli studenti più dotati, o supposti tali, in quanto assai più facili da gestire.
A parole si chiede molto alla scuola in nome della sua funzione sociale. In realtà da tempo è stata superata da altre agenzie, ben più potenti, nella formazione dei giovani. L’istituzione scolastica si è rivelata drammaticamente inadeguata a raccogliere le sfide provenienti dalle innovazioni tecnologiche venendo meno così al ruolo di mediatore culturale che gli competerebbe.
Problemi grossi che richiederebbero maggior dibattito. Invece è emblematico l’attardarsi su questioni secondarie come quella relativa agli esami di maturità dimenticando la loro sostanziale inutilità. Basterebbe un efficiente processo formativo, integrato tra i gradi di scuola, sorretto da pertinenti verifiche in itinere sulla qualità dell’apprendimento - e dell’insegnamento - a garantire il buon esito conclusivo del ciclo di studi pre-universitari. Se dopo tredici anni di scolarizzazione di un allievo c’è ancora bisogno d’esami per valutarne il livello di preparazione qualcosa davvero non funziona.

Provincia Pavese 8 marzo 2007

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