11.7.05

Fumo di Londra

08.07.2005

Considerazioni in margine all'attentato londinese

Bastardi!

Questo viene da dire così, d’acchito. Sbagliato ovviamente.

Le persone normali hanno reazioni normali. Ripugna alla coscienza che si possa uccidere sconosciuti in questa maniera. Penso che valga per tutti, cristiani e musulmani, ebrei e atei. In nome dell’umanità, si, che non s’identifica con la cristianità come dice il Papa.

Trenta, quaranta, cinquanta morti, centinaia di feriti. Non è definitivo il bilancio londinese. Ma potrebbe esserci una sola vittima o migliaia come l’11 settembre a New York e cambierebbe poco dal punto di vista dei significati.

In Iraq l’11 maggio scorso un’autobomba ha fatto 64 morti. Tutti i giorni lì muoiono decine di persone senza suscitarci particolari emozioni. Possiamo negarlo?

La spirale della violenza è in moto e non si fermerà tanto facilmente.

Colpisce degli inglesi la compostezza delle reazioni. Ammirevole. Molti hanno dichiarato che se l’aspettavano. Già, anche noi italiani dovremmo aspettarcelo. Ci siamo dentro fino al collo.

C’e un proverbio arabo:
يا حافر جورة السوء يا واقع فيها
"Ya Haafir jouret el-saww ya waaqe' feeha."

Chi scava un fosso con cattiveria, ci finisce dentro.

Tutti coloro che il fosso l’hanno scavato, noi inclusi, dovrebbero meditarci su.

Recentemente ho letto una tesi di laurea che titolava “Globalizzazione del terrorismo e terrorismo della globalizzazione”. Iniziava con una citazione tratta da John Dewey filosofo pragmatista, ma soprattutto grande pedagogista americano, teorico della scuola attiva e dell’interazione tra educazione e democrazia.

“Il pensiero ha origine in una situazione che può abbastanza bene essere chiamata cruciale, una situazione così ambigua da presentare un dilemma o delle alternative. (...) una difficoltà o un ostacolo alla via del raggiungimento di una credenza ci costringe,
tuttavia, ad una pausa.” J. Dewey, Come pensiamo, Firenze, La Nuova Italia, 1961, p. 74

Estremamente attuale.

Brizigrafo
http://www.ilbarbieredellasera.com/article.php?sid=13961

Ragionamento falso
Astolfo - 08.07.2005
Anzitutto devo confessare qualcosa di abbastanza imbarazzante. Il pensierino di John Dewey, scusatemi se lo dico, io non l'ho capito proprio: il pensiero nasce da una situazione cruciale, la situazione cruciale consiste nell'esistenza di alternative, le alternative possono essere cosi' drammatiche che diventano dilemmi, poi un buco e si conclude dicendo che se si incontra un ostacolo nel raggiungimento di una credenza (?) siamo costretti a prendere una pausa.
Sarà anche estremamente attuale, come ci assicura Briz, ma io non ho capito cosa vuole dire. E ho come l'impressione che in quel buco (...) ci sia cascato un pezzo appunto cruciale del pensiero di Dewey. Comunque, fa niente, poco male, sarà che il caldo appanna le mie capacità di comprensione, e sicuramente Briz mi spiegherà.
Passiamo alla secondo frase, al proverbio arabo (e che bello leggere caratteri arabi nelle colonne del Bds: ogni volta che li vedo mi vergogno di non saperli decifrare): "Chi scava un fosso con cattiveria ci finisce dentro".
Che è come dire chi la fa poi la paga, chi semina vento raccoglie tempesta o -variante iberica -alleva corvi e ti mangeranno gli occhi. Diverse sfumature per un'unica lezioncina morale (che poi a questo servono i proverbi): attento a quello che fai, perchè dopo ne pagherai le conseguenza, se non hai calcolato bene i rischi che comporta la tua azione.
In questo caso il fosso del proverbio, che hanno scavato in molti ("noi inclusi") e dentro al quale oggi cascano i londinesi dovrebbe essere -e dico "dovrebbe" perchè a forza di proverbiare Briz non è del tutto lineare nel suo ragionamento- l'intervento militare in Irak.
Dunque se non avessimo cavato con cattiveria la fossa irachena, adesso non staremo a contare cadaveri dentro al buco del Tube. E' questa "la spirale di violenza in moto": siccome siamo andati con le armi in Irak, i fondamentalisti islamici ci colpiscono ora a casa nostra.
Orbene, io penso che questa spiegazione, che appare seducente per la sua semplicità schematica -tu fai una cosa a me, io faccio una cosa a te- è in realtà del tutto falsa, e che si tratta di una semplificazione puerile che non tiene conto dei reali fattori in gioco nella vicenda.

Alcuni fatti che secondo me dimostrano l'infondatezza del ragionamento briziano:
"In Iraq l’11 maggio scorso un’autobomba ha fatto 64 morti" e noi ce ne freghiamo, dice Briz, volendo con questo sottolineare il segunte presunto ragionamento dei jihadisti: vedete, noi ce ne freghiamo dei vostri morti, perchè voi ve ne fregate dei nostri.
Bollocks, direbbe un londinese, volendo dire "balle". La maggior parte degli attentati terroristici in Irak (compreso appunto quello citato da Briz) è attribuibile a gruppi armati jihadisti, e la maggior parte dei morti causati da questi attentati (compreso appunto quello citato da Briz) sono iracheni.
Il che significa che i responsabili delle bombe, nel Regno Unito come in Irak, sono gli stessi. E che le vittime anche sono le stesse, le stesse del resto di ogni attentato terroristioc: ossia tutti e chiunque, il pendolare londinese e il pedone di Bagdad, indiscriminatamente.
Il nesso logico di causalità fra l'autobomba irachena e le bombe londinesi non esiste: una non porta all'altra, bensi' tutt'e due condividono la stessa matrice. E dunque il ragionamento non regge.


(Piccola digressione: il Papa non ha detto che l'umanità si identifica con il cristianesimo bensi' l'esatto contrario, ossia che è il cristianesimo che si identifica con l'umanità dolente in questi momenti tragici. Fine della piccola digressione)

Proseguo con il ragionamento briziano: Siccome siamo andati in Irak a seminare la morte e la distruzione, allora loro vengono da noi a fare la stessa cosa.
Bollocks, ripeterebbe il nostro immaginario londinese. Perchè è molto probabile che i terroristi di Londra (come quelli di Madrid, New Tork, Beslan e forse anche Bagdad) non solo non sono iracheni, ma non sono neppure mobilitati principalmente a difesa della causa della sovranità irachena violata dalle truppe alleate (o meglio, angloamericane con qualche pattuglia aggiunta).
Quando gli indipendentisti argelini facevano esplodere bombe nei caffè francesi di Algeri, era chiaro a tutti chi erano e che cosa volevano: si trattava appunto di indipendentisti, che lottavano per l'emancipazione di una colonia occupata militarmente dalla Francia. La prova sta nel fatto che, arrivati al dunque, si sono seduti al tavolo della trattatuva ed hanno ottenuto quello che volevano.
Ma cosa vogliono i terroristi di Londra (e di Madrid, New York e Casablanca....Beslan è un caso a parte)? Il ritiro delle truppe occidentali dall'Irak? Ossia che se domani queste truppe si ritirano automaticamente cessa a livello globale la jihad terrorista e il buon Osama annuncia che va in pesnioen?
Bollocks, of course.


Sull'edizione online del Times di oggi c'è un ottimo pezzo di Amir Taheri, significativamente intitolato "And this is why they do it", in cui l'autore -noto commentatore politico iraniano- smentisce completamente la tesi briziana del parallelo Irak-bombe. Lo cito:
"Sorry, old chaps, you are dealing with an enemy that does not want anything specific, and cannot be talked back into reason through anger management or round-table discussions. Or, rather, this enemy does want something specific: to take full control of your lives, dictate every single move you make round the clock and, if you dare resist, he will feel it his divine duty to kill you".

E aggiunge:

"It is, of course, possible, as many in the West love to do, to ignore the strategic goal of the Islamists altogether and focus only on their tactical goals. These goals are well known and include driving the “Cross-worshippers” (Christian powers) out of the Muslim world, wiping Israel off the map of the Middle East, and replacing the governments of all Muslim countries with truly Islamic regimes like the one created by Ayatollah Khomeini in Iran and by the Taleban in Afghanistan".

Certo i jihadisti possono lottare per un ritiro militare occidentale dall'Irak come "tactical goal" - sarebbe infatti una cocente sconfitta per i "cross worshipers"- ma è stupido identificare ("as many in the West love to do": sembra parli proprio a Briz) questo obiettivo intermedio con il vero obiettivo strategico, che è quello appunto esposto da Taheri.
L'analista iraniano prosegue sostenendo che, nel dibattito interno al movimento jihadista, il buon Osama è il difensore della tesi della moltiplicazione delle "ghzavat" (attacchi militari) in Occidente, perchè "he firmly believes that the West is too cowardly to fight back and, if terrorised in a big way, will do “what it must do”. That view was strengthened last year when al-Qaeda changed the Spanish Government with its deadly attack in Madrid. At the time bin Laden used his “Madrid victory” to call on other European countries to distance themselves from the United States or face similar “punishment".


In altre parole, secondo Taheri il buon Osama scommette appunto sul ragionamento di Briz come mezzo per arrivare alla vittoria globale e planetaria della sua fazione. Vittoria che ha niente o ben poco a che fare con l'occupazione militare dell'Irak o l'abbatimento del regime di Saddam Hussein. E, ovviamente, il pezzo di Priz ci porta a credere che Osama potrebeb aver ragione.

In riassunto: se in Occidente, come spiega l'analista iraniano, continuiamo a vedere ogni vicenda internazionale solo ed esclusivamente attraverso il prisma deformante del nostro etnocentrismo postcoloniale -secondo il quale il fattore cruciale di ogni crisi è sempre e comunque riferito a noi ed ai nostri atti - ed ignorando la realtà complessa e di non facile lettura di regioni e culture e civiltà secolari, che hanno problemi ben diversi dai nostri (problemi che spesso siamo incapaci di capire) continueremo effetivamente a cavare la nostra fossa.
Ma non con cattiveria, come indica il proverbio citato dna Briz. Semplicemente con ignoranza.


PS. E io comunque continuo a dire: "Bastardi" E non credo proprio di sbagliarmi.


X Astolfo
Laura Ripani - 08.07.2005
Allora Dewy dice che: di fronte a un'alternativa (questo o quello) si ha una difficoltà a scegliere; oppure di fronte ad un ostacolo per raggiungere un obiettivo, accade la stessa cosa. Ti prendi, allora una pausa di riflessione per decidere. E in questo momento si crea il pensiero.


Grazie, Laura
Astolfo - 08.07.2005
Forse ora ho capito Dewey. Ma resta tuttavia da risolvere il mistero: dove si trova non solo la "estrema attualità" di questo pensiero, ma -più prosaicamente- il suo nesso con la questione di cui si discute?
O forse Briz voleva dire: ecco un ostacolo (bombe a Londra) facciamo una pausa (in Irak)? Sinceramente, continuo a non capire.


Re: Fumo di Londra
brizigrafo - 09.07.2005
Prima di tutto ringrazio Astolfo per la meditata risposta, dotta e stimolante.
Le cose che dici non sono “balle” (possiamo tradurre così bollocks che anche nella pronuncia in effetti suona “balecs”). Sarebbe troppo lungo rispondere punto per punto.
Sono d’accordo sul fatto che non ci sia nesso di causa ed effetto tra intervento in Iraq e terrorismo. La cosa è ben più complessa. Certo la guerra in nome della democrazia, le false motivazioni, le sofferenze inferte lì e altrove, il trattamento dei musulmani nel mondo, tutto contribuisce a…
Ci chiediamo come mai nessun musulmano, anche condannando sinceramente il terrorismo, si senta solidale con noi?
Molto meno d’accordo sul Papa: comunque la metti l’identificazione tra cristianesimo e umanità è quantomeno di cattivo gusto.
Nella sostanza: sono i problemi da risolvere a stimolare il pensiero. Così almeno dovrebbe essere. Di problemi, a me sembra, ne abbiamo di fronte un’infinità. Sono di carattere economico, politico e ambientale, molti legati alla globalizzazione -che, detto per inciso, ha in sé elementi positivi.
Ma, sempre per quel che sembra a me, non stiamo cercando soluzioni nuove. A pensiero spento procediamo nella solita maniera tipica dell’umanità. Il più forte impone la sua legge, gli altri tentano di ribaltare la situazione a loro favore. Risultato: paura e violenza diffuse e abbassamento degli standard della civile convivenza.
Ferrara dice che siamo tutti “sociologi della Bovisa”. Sarà, ma a me sgomenta il fatto che lui, uomo di mondo, con la sua violenza verbale e le sue idee brutalmente appiattite sui modelli vincenti (o presunti tali) abbia tanto spazio e danaro mentre, ad esempio, chi lavora da trent’anni ad educare i giovani alla capacità critica ed al rispetto della dignità altrui (che è qualcosa di diverso dalla semplice tolleranza) sopravviva con stipendi quasi da fame. La mia opinione vale men che niente, ma ritengo che il dilagante vuoto culturale ci lasci soltanto il ruolo di figuranti nel gran ballo del Titanic che affonda.



Per Briz
Astolfo - 09.07.2005
Ti ringrazio anch'io per la tua risposta: esprimi dissenso, argomenti in modo razionale, non insulti nessuno. Non è sempre (ahimè) cosi'.
Prendo atto che sei d'accordo con me che non esiste un "nesso di causa ed effetto tra intervento in Iraq e terrorismo", ma spero converrai con me che per molti esiste eccome (leggi alcuni degli interventi sul Bds e te ne renderai conto), e che il tuo riferimento al proverbio arabo poteva far credere che eri fra questi.
Secondo punto: "ci chiediamo come mai nessun musulmano, anche condannando sinceramente il terrorismo, si senta solidale con noi?". Devo ammettere che personalmente non me lo sono chiesto, e non me lo sono chiesto perchè so che esistono numerosi musulmani autenticamente solidari con noi.
Oltre infatti ad avere la fortuna di conoscere numerosi musulmani europei o residenti in Europa, ho avuto anche la possibilità di vivere per qualche anno in Marocco, che non solo è un paese musulmano molto religioso ma è anche un paese dove il terrorismo jihadista ha già colpito (a Casablanca).

Parlo dunque per esperienza diretta: conosco decine di marocchini, musulmani credenti e practicanti, che in ripetute occasioni, e forse anche perchè ero straniero e cristiano, hanno voluto esprimermi la loro solidarietà e la loro condanna del barbaro abominio costituito dagli attentati terroristici jihadisti.
E non lo facevano -il punto secondo me è cruciale- in nome della tolleranza laica occidentale, bensi' in nome dell'Islam stesso (i cui reali insegnamenti morali e la cui lunga tradizione teologica nulla hanno a che fare con il delirio jihadista) nonchè di una secolare tradizione di tolleranza verso ogni religione che è una delle molte caratteristiche storicamente e culturalmente affascinanti di quel bellissimo paese.
Ma, come tu giustamente sottolinei, "la cosa è ben più complessa", l'universo mondo non è riducibile a comodi slogan manichei il cui obiettivo non è accrescere la nostra comprensione della realtà bensi' giustificare posizioni prese a priori (che poi è la definizione stessa del vocabolo 'ideologia') e tutti dovremmo fare almeno un piccolo sforzo per capirlo anche solo un pochino di più.
Nel nostro piccolo -hai ragione Briz, anche quando dici che non contiamo un cazzo- possiamo dire di aver fatto la nostra parte, qui e oggi, perchè cio' avvenga. E anche per questo ti sono grato.



PS
Astolfo - 09.07.2005
Ma comunque insisto: BASTARDI!


Perché bastardi?
Terronzio - 11.07.2005
Un bastardo può essere uno figo, uno sveglio, una carogna, ma intelligente. Io adoprerei il termine "vigliacchi". Nel 2001 mi trovai d'accordo con Susan Sonntag quando, scatenandosi contro una valanga di critiche, affermò che gli attentatori delle torri gemellle potevano dirsi fanatici forse, sicuramente non vigliacchi (come invece li chiamò Bush). Quegli uomini avevano messo la propria vita al servizio di un ideale (che io considero sbagliato e assassino) e si erano sacrificati per esso. Questi invece, come gli autori delle bombe di Madrid che (una volta sgamati) si sono fatti saltare in aria, sono solo dei vermi. Perché lasciare una borsa con 4 chili di semtex, o quello che è, in un posto dove lo sai che nella Rush Hour passa un sacco di gente è da vigliacchi. Ammazzare chi magari è perfino d'accordo con te, non ha nulla di santo, nulla di eroico o alto. Vedere qualcuno che muore mentre tu, al sicuro, fai cliccare un detonatore, è da vigliacchi. È solo il gesto di un povero stronzo.


Bastardi, vigliacchi, stronzi...
Astolfo - 11.07.2005
Per me vanno bene tutt'e tre. Insistevo sul punto perchè Briz sostiene che questi epiteti sono "sbagliati". Secondo me, e anche per i motivi riportati da Terronzio, sbaglia lui.
Distribuzione libera, purché sia inclusa la presente dicitura